COMMENTANDO… “Schei xe schei”, ma anche “giustizia è giustizia”
A proposito di scuola. Finalmente si ha il coraggio di affrontare a livello governativo la questione della Scuola Paritaria, Scuola Pubblica come quella Statale. Impariamo una volta per tutte i termini. Il sistema Scuola in Italia è unico, pubblico, gestito o dallo Stato o da altri soggetti, ma sottoposti alle stesse leggi e programmi dello Stato e controllati dallo stesso Stato. Finalmente il Governo ne parla, abbozzando timidamente qualche novità di trattamento.
Perfino un gruppo di 44 parlamentari (della maggioranza) ha il coraggio di affrontare un problema che l’ammuffita cultura statalista e anticattolica rifiuta di prendere in considerazione. È da augurarsi che altri parlamentari facciano sentire la loro voce, dando la precedenza al bene e alla libertà dei cittadini piuttosto che alla logica maggioranza-opposizione. Naturalmente la battaglia per la parità e la libertà di scelta della scuola viene già definita dalle parti ‘avverse’ come ‘crociata’, per screditare con questo termine, ma solo di fronte ai più sprovveduti, l’impegno per la richiesta di libertà di scelta nella scuola. Ugualmente i sottilissimi legulei e interpreti della Costituzione si richiamano al testo della Costituzione che dice che la scuola paritaria può essere permessa, ma “senza oneri per lo Stato”. Tutti sanno che se oggi la Scuole Paritaria chiudesse e gli studenti passassero alla Statale, lo Stato si troverebbe a dover subito sborsare dai 6 ai 7 miliardi di Euro in più all’anno.
Se la matematica non è un’opinione, è onere o è risparmio per lo Stato se la scuola Paritaria permette allo Stato tali risparmi? Quale ‘imprenditore’ considera un onere questo risparmio di spesa? Allora chiedere un contributo perché tale Scuola non abbia a morire è o non è un vantaggio per lo Stato? Le Scuole Statali si lamentano perché i docenti e genitori dei figli che le frequentano devono contribuire per acquistare la carta igienica (da una trasmissione di Radio 24) o qualcosa d’altro, cosa dovrebbero dire i genitori della Scuola Paritaria che oltre a pagare le tasse per la Scuola Statale, è loro chiesto di pagare quasi interamente quella dei propri figli, compresa spesso IMU, ICI, TASI e altro? E a proposito di libertà, se uno che economicamente non è in grado di pagare la Scuola dei figli e però volesse scegliere la Scuola Paritaria per le sue personali ragioni, non si troverebbe discriminato a causa della sua condizione economica? Sanno quelli della Scuola Statale che i loro colleghi delle Paritarie non hanno trattamento economico pari a loro, proprio per permettere a queste Scuole di sopravvivere? Mi piacerebbe sentire anche quale spazio trova nella prossima campagna elettorale regionale questo problema che in Veneto specialmente riguarda tante famiglie nei vari ordini di Scuole, ma specie per la Scuola dell’infanzia e quella della Formazione Professionale.
In questi giorni è tornato alla ribalta il problema dei vitalizi dei nostri 220 ex-consiglieri regionali. Che 60 abbiano fatto ricorso per non rinunciare neanche al 5 o al 10% di questo abbondante privilegio auto-riconosciuto, goduto da tempo e assicurato ‘ad Abramo e alla sua discendenza’, mi pare contribuisca ad aumentare la stima per queste persone, e me ne dispiace assai.
Quale altra categoria ha questo trattamento? Non sarebbe il caso di riconoscerlo e di porvi equo rimedio? Q
uesto fa nascere nella gente il pensiero che questi e altri vantaggi siano per taluni la motivazione della brama di conquistare una di queste poltrone, per due legislature o almeno per una o anche per qualche mese!
Insisto sulla necessità di distinguere legalità, giustizia, equità, in relazione alle situazione personali, sociali ed economiche del tempo in cui viviamo.
+ Adriano Tessarollo
“da Nuova Scintilla n.10 del 8 marzo 2015”