Commentando… (del vescovo Adriano)
Perché il vescovo interviene su temi che non sono “di Chiesa”?
Talvolta sento qualche espressione di meraviglia su queste che io chiamo ‘schegge’, che vado scrivendo in questo nostro settimanale. Mi viene spontanea una domanda: ma di che Chiesa stiamo parlando? Nella visione dell’Evangelii Gaudium di papa Francesco (n. 111) c’è uno spunto per guardare alla Chiesa non solo come il popolo che visibilmente le appartiene, ma a tutto il Popolo di Dio che si incarna nei popoli della Terra (n. 115), popolo che ha le sue radici nella Trinità e che trova la sua armonia nello stesso Spirito Santo: dunque si tratta di tutti, degli esseri umani di tutti i tempi; questa Chiesa, ricca della varietà di tutti i popoli e di tutte le culture, comprende l’umanità tutta intera, anche se non realizza ancora la comunione dei figli di Dio. Allora se si denuncia un mondo dominato dal denaro, si parla di una realtà
che è all’interno del mistero cristiano. A Dio sta a cuore la salvezza eterna di tutti suoi figli, ma Egli certamente non si disinteressa della loro condizione nel tempo presente, soprattutto di tutti quei figli esclusi o fortemente privati della loro dignità umana, della possibilità di usufruire dei beni della creazione, e non si disinteressa neanche di quelli che hanno, come dice ancora papa Francesco, per Dio il denaro e il profitto ad ogni costo umano, senza curarsi delle vittime di questo progetto globale. Così pure a Dio sta a cuore la liberazione, la dignità, la vita, il rispetto e la cura della salute di ogni uomo e popolo. Forse Dio si disinteressa della giustizia, della verità, dell’etica, dell’equità, della solidarietà nel tempo presente? Dal vangelo non risulta questo. E la Chiesa non dovrebbe farsi carico di tutto ciò, operando in prima persona per vivere, educare e proporre la via evangelica della salvezza eterna, con il coraggio di denunciare anche le vie tortuose che allontanano da Dio e dalla sua salvezza? Sappiamo che dove non c’è amore e cura per l’uomo è evidente che non ce n’è neanche per Dio. I due comandamenti dell’amore verso Dio e verso il prossimo stanno in piedi insieme o insieme cadono. O non ci ricordiamo più della parabola del Ricco e del povero Lazzaro (Lc 19,19-31)? Forse che non c’è anche oggi chi accumula ingiustamente, si autoretribuisce lautamente, esige la difesa del posto di lavoro e del salario senza guadagnarselo, si preoccupa di innalzare il suo stipendio, ma non si preoccupa affatto di chi è totalmente fuori da ogni possibilità di lavoro, che rischia di cadere nella miseria e nella disperazione? Talvolta possono essere assillanti richieste di cambiamento, denunciando i palesi soprusi, le corruzioni, i privilegi, le usurpazioni che continuano a creare sempre più, anche sotto i nostri occhi, diseguaglianze sociali e larghe fette di povertà e di esclusione a causa di perversi e ingiusti meccanismi redistributivi, di tassazione, e di meccanismi stessi di produzione della ricchezza, con imprese che vanno ogni giorno morendo, con moltissimi che sono esclusi dalla possibilità di lavoro, con famiglie che rischiano la rovina. Ci sono anche denunce morali per atteggiamenti che provocano situazioni di violenza, mariti che uccidono le mogli e viceversa, con madri o padri che uccidono i figli, con figli che uccidono i genitori, con governi che perseguitano i loro cittadini, con ricchi che non accolgono poveri e diseredati. Chi opera tutto ciò è sulla via della salvezza? Non è il caso di dire e di dirci chiaramente quando non stiamo percorrendo le vie di Dio, quando le nostre vie sono molto lontane dalle sue? (+ Adriano Tessarollo)
da NUOVA SCINTILLA 11 del 16 marzo 2014