L’OMELIA DEL VESCOVO ADRIANO ALLA MESSA CRISMALE
Alla Messa del Crisma, presieduta dal vescovo Adriano giovedì santo 2 aprile in cattedrale, hanno preso parte, oltre ad un’ottantina di sacerdoti, anche i vescovi già di Chioggia mons. Angelo Daniel e mons. Alfredo Magarotto che ricordava il 25° di ordinazione episcopale. Il vesovo Adriano ha incentrato l’omelia sugli Oli che venivano consacrati: riportiamo il testo integrale.
“Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra gli uomini, l’uomo Cristo Gesù che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tim 2,5).
Cari fratelli e sorelle, presbiteri, religiosi e religiose e carissimi confratelli vescovi, mi rivolgo a tutti in questa liturgia crismale, che nella benedizione e consacrazione degli olii santi ci richiama ciò che fa di noi tutti un unico popolo chiamato alla medesima salvezza, dall’unico Dio, venuta a tutti noi attraverso l’unico mediatore Gesù Cristo, che nella sua Pasqua ha dato se stesso in riscatto per tutti. Il Crisma e gli Oli che benediciamo in questa celebrazione sono il segno e la memoria dei molteplici doni che la Trinità Santa effonde come profumo soave ed affida al ministero della Chiesa: il bnattesimo, la cresima, l’ordine sacro e l’unzione degli infermi. Così l’olio, nelle sue diverse forme, ci accompagna lungo tutta la vita: a cominciare dal catecumenato, dal battesimo alla cresima, fino al momento in cui ci prepariamo all’incontro con il Dio Giudice e Salvatore.
Papa Benedetto XVI nel 2010, nella Messa crismale del Giovedì Santo ricordava che gli Oli santi stanno al centro di questa celebrazione liturgica. Essi infatti, consacrati nelle chiese cattedrali dai vescovi per venire usati per tutto l’anno, esprimono l’unità della Chiesa, garantita dall’Episcopato, ma rimandano a Cristo, il vero “pastore e custode delle nostre anime”, come lo chiama san Pietro (cfr. 1 Pietro 2, 25). Questi Olii ci dicono ciò che opera in tutti noi l’unico sacrificio di Gesù Cristo e il dono dello Spirito Santo e il modo cioè con cui siamo toccati da Cristo e dal suo Spirito. Consideriamo brevemente il senso dei tre Olii che stiamo per benedire, consacrare e affidare ad ogni Comunità cristiana attraverso i suoi presbiteri. Con questi Olii si compie una parte importante del ministero della Chiesa. Nel nostro nome di “cristiani” è presente il mistero dell’Olio santo. La parola “cristiani”, infatti, con cui i discepoli di Cristo vengono chiamati già all’inizio della Chiesa proveniente dai pagani, deriva dalla parola “Cristo” (cfr. Atti 11, 20-21) – traduzione greca della parola “Messia”, che significa “Unto”. Chiamarsi cristiani significa riconoscere che apparteniamo a Cristo, all’Unto di Dio, a Colui al quale Dio ha donato la regalità e il sacerdozio, non con un olio materiale, ma con Colui che nell’olio è significato: fin dalla Chiesa antica l’olio consacrato è segno della presenza dello Spirito Santo, che da Cristo si comunica a noi e ci dona la multiforme grazia dello Spirito Santo.
Il primo olio benedetto è l’olio degli infermi. L’invocazione per la benedizione recita ‘O Dio, padre di ogni consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi, manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paràclito su quest’olio, perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore’. L’unzione degli infermi non è un rito di consacrazione, come quello del battesimo e della confermazione, ma un gesto di guarigione spirituale e corporale da parte di Cristo attraverso la sua Chiesa. In questo sacramento, guarigione e perdono dei peccati sono associati. Il vangelo usa il verbo risorgere per indicare alcune guarigioni, che diventano annuncio di perdono e preludio della risurrezione di Cristo.
S. Pietro, nel suo discorso in casa di Cornelio, sottolinea la verità di queste interferenze: “Dio ha consacrato in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e sanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui… Poi essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio l’harisuscitato il terzo giorno… Chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome” (At 10,38-43).
Il senso del sacramento dell’unzione degli infermi è la presenza di Cristo che continua la sua opera di perdono e di guarigione attraverso la sua Chiesa. Gesù si è presentato come il medico venuto per i malati (Mc 2,17), ma non ha dissociato le malattie corporali dalle infermità spirituali; è venuto come medico delle persone, non solo dei loro corpi. Gesù dunque, guarendo, manifesta d’aver preso su di sé inseparabilmente tutto il male, fisico e spirituale, dell’umanità e d’essere lui stesso pronto a soffrirne nella sua carne e nel suo spirito fino alla morte. Mi viene spontaneo riandare ai passi del vangelo in cui Gesù invia i suoi discepoli: “Strada facendo, predicate che il regno di Dio è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, scacciate i demoni” (Mt 10,7-8). E Marco racconta: “E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano” (Mc 6,12-13). Le unzioni degli apostoli erano fatte non in virtù del potere curativo proprio dell’olio, ma in nome e per la potenza del Signore Gesù. L’unzione di quei malati manifesta la fede degli apostoli e fa appello alla forza di Cristo contro il male e a favore della vita, come testimonia le lettera di Giacomo: “Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con l’olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti” (Gc 5,14-16). Il termine greco “asthenes” indica un infermo, un malato non chi è agonizzante. Visto che non ha la forza per muoversi, chiuso in casa o in ospedale per un male serio o per la vecchiaia sarà la comunità a spostarsi: la Chiesa, nella persona dei suoi presbiteri, verrà a lui. E’ Cristo stesso che viene a lui nella persona dei suoi ministri. Noi vescovi e sacerdoti dobbiamo continuare l’opera di Cristo non solo proclamandone la buona novella, ma anche imponendo le mani ai malati, pregando per essi e confortandoli e offrendo il perdono del Signore.
Gli effetti dell’unzione sono la salute del corpo e la remissione dei peccati: cioè la salute totale dell’uomo: questo sacramento è per la salute dei malati e non per accompagnare alla tomba i morti. L’invocazione recitata durante la santa unzione dice: “N., per questa santa unzione e la sua piissima misericordia, ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo. R. Amen – E, liberandoti dai peccati, ti salvi nella sua bontà e ti sollevi. – R. Amen”. Dovrebbe anche essere, una celebrazione comunitaria, come precisa LG 11: “Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio”. “Estrema unzione” dunque nel senso che questa unzione si amministrata per ultima, dopo le altre unzioni affidate da Cristo alla sua Chiesa, l’ultima della lista, l’ultima in ordine di tempo, ma non come unzione dalla quale non esisteva via di ritorno. L’unzione degli infermi dunque non è un rito funebre, ma un aiuto per vivere cristianamente la malattia, invocare aiuto, perdono e guarigione, ma può includere anche l’atto supremo della vita che è il morire. Anche per il cristiano, come per Cristo, giungerà prima o poi l’ora di passare da questo mondo al Padre (Gv 13,1) e, come Cristo, va aiutato ad esprimere il totale abbandono fiducioso: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). Orientiamo noi stessi e i nostri fedeli ad un uso più giusto e pastoralmente più significativo di questo sacramento.
“Olio dei catecumeni”. Insieme al crisma, è benedetto anche l’olio dei catecumeni per quanti lottano per vincere lo spirito del male in vista degli impegni del battesimo. L’invocazione su quest’olio chiede: “O Dio, sostegno e difesa del tuo popolo, benedici quest’olio nel quale hai voluto donarci un segno della tua forza divina; concedi energia e vigore ai catecumeni che ne riceveranno l’unzione, perché illuminati dalla tua sapienza, comprendano più profondamente il Vangelo di Cristo; sostenuti dalla tua potenza, assumano con generosità gli impegni della vita cristiana; fatti degni dell’adozione a figli, gustino la gioia di rinascere e vivere nella tua Chiesa”.
Mediante l’unzione con quest’Olio, unzione che viene data prima del battesimo a chi desidera mettersi in cammino verso Cristo, Cristo stesso viene incontro alla loro debolezza per sostenerli in quel cammino verso di Lui, per incontrarlo, conoscerlo e amarlo. Abbiamo bisogno di lottare per rimanere in cammino verso di Lui e rimanere con Lui.
Sacro Crisma. Commentare quest’olio adattando le parole di sant’Agostino, pronunciate quando è stato fatto vescovo riferendole sia a voi tutti battezzati, cresimati e consacrati alla vita religiosa sia a noi presbiteri e vescovi. Siamo tutti unti e consacrati con questo stesso olio santo, lo stesso del battesimo, della cresima e dell’ordinazione sacerdotale ed episcopale. Ascoltiamo: “Per voi infatti io sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di un mandato che ho ricevuto, questo è nome di grazia. Quello di pericolo, questo di salvezza. Veramente ci sentiamo come in un mare immenso e come sbattuti dalle tempeste, proprio a causa dell’incombenza pastorale affidataci. Ci ricordiamo però a prezzo di quale sangue siamo stati redenti e, consolati da questo pensiero, entriamo come in un porto sicuro. Mentre ci affatichiamo nel lavoro apostolico ci conforta la certezza del beneficio comune che ne risulta. Assai di più mi consola il pensiero di essere stato redento con voi, che non il fatto di essere stato preposto a voi”. Cari fratelli e confratelli, è questo dono comune che ci accomuna. Ascoltiamo la preghiera di invocazione su quest’olio: “Ora ti preghiamo, o Padre: santifica con la tua benedizione quest’olio, dono della tua provvidenza; impregnalo della forza del tuo spirito e della potenza che emana dal Cristo dal cui santo nome è chiamato crisma l’olio che consacra i sacerdoti, i re, i profeti e i martiri.
Confermalo come segno sacramentale di salvezza e vita perfetta per i tuoi figli rinnovati nel lavacro spirituale del Battesimo. Questa unzione li penetri e li santifichi, perché liberi dalla nativacorruzione, e consacrati tempio della tua gloria, spandano il profumo di una vita santa. Si compia in essi il disegno del tuo amore e la loro vita integra e pura sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti e profeti. Quest’olio sia crisma di salvezza per tutti i rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo; li renda partecipi della vita eterna e commensali al banchetto della tua gloria”.
Così l’olio, nelle sue diverse forme, ci accompagna lungo tutta la vita: a cominciare dal catecumenato al battesimo, alla cresima, fino al momento in cui ci prepariamo all’incontro con il Dio Giudice e Salvatore. Nei vari Sacramenti, comunque, l’olio consacrato è sempre segno della misericordia di Dio. La Messa crismale, in cui è centrale il segno sacramentale dell’olio, ha un significato particolare per noi sacerdoti: essa ci parla di Cristo, che Dio ha unto Re e Sacerdote e che ci ha chiamati ad essere partecipi del suo sacerdozio con l’”unzione” della nostra ordinazione sacerdotale. In continuità con l’unzione battesimale e crismale, l’unzione per il sacerdozio significa per noi pertanto l’incarico di portare la misericordia di Dio agli uomini. E’ l’augurio che ci facciamo in questa giornata: nella lampada della nostra vita non manchi mai l’olio della misericordia. Procuriamocelo presso il Signore, nell’incontro con la sua Parola, con Lui nell’eucaristia, esperimentandola e donandola nel Sacramento del perdono, nel trattenerci in preghiera presso di Lui e nell’esperimentare la fraternità umana e presbiterale.
I Padri della Chiesa ci ricordano che l’Olio è lo stesso Spirito Santo, che è stato effuso su Gesù Cristo. Da Gesù lo Spirito si riversa su di noi che siamo voluti ed amati da Lui. Preghiamo perché il suo Spirito ci pervada sempre più in profondità e perché siamo sempre capaci di donarlo attraverso il nostro ministero ‘dello Spirito’.
La nostra umanità di presbiteri diventi per i nostri fedeli sacramento della sua umanità, con la quale ci ha redenti, secondo il detto di san Paolo: “Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra gli uomini, l’uomo Cristo Gesù che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tim 2,5).
Il libretto che quest’anno, cari sacerdoti, è stato scelto come piccolo dono vuole essere un aiuto per meglio riconoscere e donare la nostra umanità ai nostri fratelli, in unione a quella dell’uomo Cristo Gesù Signore e Salvatore di tutti.
+ Adriano vescovo
Nelle foto alcuni momenti dei riti della Settimana santa in città con il vescovo: a sinistra in alto la messa del Crisma; sotto l’Azione liturgica della Croce a S.Domenico e la Via Crucis lungo il Corso; qui in alto il pontificale di Pasqua in cattedrale (Foto Donaggio).