Il mercoledì delle ceneri con il vescovo in cattedrale
Il tempo di Quaresima
Com’è ormai consuetudine tutte le parrocchie della città convergono in cattedrale per le celebrazioni del Mercoledì delle Ceneri. Dopo la Liturgia della Parola tenuta, con vasta partecipazione, per i ragazzi e le famiglie del catechismo alle ore 17, è seguita alle 18 per tutti i fedeli la messa presieduta dal vescovo Adriano e concelebrata da una ventina di sacerdoti. Il vescovo stesso ha iniziato per primo l’austero rito delle ceneri ricevendole sul proprio capo (nella foto). Riportiamo il testo dell’omelia che diventa anche una prima “catechesi” sulla Quaresima.
«Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2 Cor 6,1-2).
Questo nostro tempo ci vede costantemente affannati, preoccupati, di corsa, senza che abbiamo la possibilità di renderci conto di ciò che stiamo compiendo. Il tempo di Quaresima può essere vissuto come tempo nel quale noi creiamo spazio per ricordarci che Dio è disponibile all’incontro con noi e per renderci conto di ciò che Egli ha compiuto e vuole compiere ancora oggi per noi. I testi che ascolteremo nelle domeniche di quest’Anno Liturgico risuonano come appello del Signore che ci attende, ci cerca e ci offre perdono e riconciliazione. Partendo dal racconto delle tentazioni, attraverso la trasfigurazione, l’invito a conversione, il figlio prodigo e la peccatrice perdonata, ci viene proposto un cammino di liberazione per arrivare alla santità. La santità può solo essere domandata e ricevuta in dono da Colui che solo è Il Santo; Ecco il vero cammino ‘penitenziale’ proposto in questo tempo di quaranta giorni, sulla strada aperta dal Battesimo incontro a Lui Dio Padre, il Fratello Gesù Cristo, Lo Spirito della Vita e dell’Amore.
E come vivere e cosa fare?
– Rendersi consapevoli della propria debolezza, della propria difformità dal Signore, tornare ad ascoltare la parola di Dio, lasciarsi giudicare e ricominciare il cammino della fedeltà. Solo per questa via la Chiesa può diventare autentica testimone di Cristo nel mondo. Capita, a volte, di sentire critiche rivolte alla Chiesa; e capita a volte di farne noi stessi. La Chiesa non è così evangelica come dovrebbe, non è così povera come sarebbe desiderabile che fosse; i preti non sono così pronti al servizio come il Vangelo richiederebbe; i laici non sono così coerenti nella loro testimonianza nel mondo; gli sposi cristiani non riescono a esprimere la fedeltà appassionata con cui Cristo ama la Chiesa, e così via. Quante incoerenze! Quante debolezze! L’unico modo per migliorare la Chiesa è convertirci noi stessi. Una conversione sincera è già una luce per il mondo. E la conversione è contagiosa; dove qualcuno si converte, qualcun altro si sente invitato a convertirsi insieme con lui. Non ci sono scorciatoie: la Chiesa è edificata dalla grazia di Dio e la condizione necessaria è che a questa grazia noi ci apriamo con desiderio sincero.
Questa personale conversione avviene nella vita di ogni cristiano che si impegna a vivere nella fede. La nostra conversione equivale a un ricentramento su Dio, una rieducazione profonda che ci allontana dal peccato e ci apre all’azione di Dio al quale si ritorna con tutti noi stessi.
Tre proposte: 1) Porre Dio al centro della nostra attenzione, della riflessione sulla vita, sui valori, sul senso da dare alle cose, sulle priorità che devono guidare le scelte e il comportamento, liberandoci del proprio io, della propria morale, della propria esperienza. Questo significa “Credo in Dio Padre e Creatore”. Ecco lo spazio per la preghiera. 2) In un mondo e in una cultura basata sulla convenienza, sul guadagno, sul mercato con tutte le nevrosi che ci mette addosso di paura, tornare a imparare da Dio l’elemosina, la gratuità, la legge del dono, della condivisione, di quel senso di umanità che non è voler solo il proprio vantaggio ma privilegia il bene comune, che non è la somma degli egoismi ma la ricerca del bene di ciascuno. Ecco lo spazio per la carità o elemosina. 3) Infine ritornare a valutare e cercare ciò che è “essenziale. Questo comporta una visione dell’uomo secondo la quale egli non è solo ciò che mangia, butta, consuma, si diverte. È anche cultura perché pensiero, spirito perché anima, silenzio perché uditore della Parola. È anche dignità, pudore, rispetto, relazione e comunione. Ecco il vero modo e senso del digiuno. La conversione, quindi riguarda tutto il nostro itinerario terreno, mai concluso per sempre. Di questo cammino di vita la quaresima è simbolo: Ritornare a Dio, Rientrare in me stesso, Rimuovere gli idoli che mi sono costruito, Riprendere i miei impegni di vita cristiana, Ritrovare un senso per tutto ciò che faccio, Riconciliarmi con Dio e il prossimo,
Risorgere con Cristo a vita nuova.
(Per le Catechesi quaresimali: vedi: Vescovo, Interventi)
da NUOVA SCINTILLA 7 del 17 febbraio 2013