Commentando… (del vescovo Adriano)
Il senso della festa patronale
Il “giorno dei Santi” o “festa Patronale” nella sua origine voleva essere, come leggiamo nel “Direttorio su pietà popolare e Liturgia“, giorno di festa, nella quale si cessava dalle attività lavorative per lasciare spazio a momenti di vita spirituale, familiare e sociale. Al centro delle Festa c’è la santa Messa e la processione in onore del Santo o Santi Patroni con la quasi totale partecipazione della Comunità. C’era poi il tempo per riunirsi o incontrare i propri familiari e parenti che spesso abitavano fuori paese o città, invitandoli a stare insieme in quel giorno. Era poi anche momento di socializzazione attraverso manifestazioni folkloristiche e giochi popolari. Era dunque una
manifestazione di grande valore sia spirituale che umano. Diciamo che come festa rispondeva al desiderio e alla necessità vitale dell’uomo di dare spazio alla spiritualità e alla socialità, attraverso manifestazioni di gioia e di giubilo, interrompendo la monotonia del quotidiano e della preoccupazione del guadagno. Oggi, certo, sembra che abbiano preso il sopravvento altri elementi che rischiano di svuotare il contenuto specificamente cristiano e umano che ne era all’origine, per lasciare il campo a una manifestazione quasi esclusivamente commerciale, sociale o folkloristica, perdendo anche il carattere di occasione favorevole di incontro e di dialogo tra i membri di una stessa comunità. Scrive il “Direttorio su pietà popolare e Liturgia” a questo proposito: “La festa infatti è partecipazione dell’uomo alla signoria di Dio sulla creazione e al suo “riposo” attivo, non ozio sterile; è manifestazione di gioia semplice e comunicabile, non sete smisurata di piacere egoistico; è espressione di vera libertà, non ricerca di forme di divertimento ambiguo, che creano nuove e sottili forme di schiavitù…”. Nel periodo estivo e autunnale anche nella nostra diocesi si concentrano le Feste Patronali. Il problema pastorale è quello di ripensare la festa patronale attualizzandone il significato originario, anche se non è da eliminare tutto ciò che va oltre la dimensione religiosa. Ciò significa che le feste patronali andrebbero inserite in un “itinerario di fede” parrocchiale o cittadino nel medesimo tempo, con l’auspicio che non si limitassero a rimarcare anno dopo anno le medesime manifestazioni cartellonistiche di folklore. Nella programmazione della festa patronale andrebbero proposti incontri specifici per approfondire la testimonianza del Santo patrono e la sua valenza per la Chiesa di oggi.
Le processioni
Sempre nel “Direttorio su pietà popolare e Liturgia” ai numeri 246/7 troviamo buone indicazione a proposito del senso e stile delle processioni. “Nelle forme genuine le processioni sono manifestazioni di fede del popolo, aventi spesso connotati culturali capaci di risvegliare il sentimento religioso dei fedeli. Ma sotto il profilo della fede cristiana le “processioni votive dei Santi”, come altri pii esercizi, sono esposte ad alcuni rischi e pericoli: il prevalere delle devozioni sui sacramenti, che vengono relegati in un secondo posto, e delle manifestazioni esterne sulle disposizioni interiori; il ritenere la processione come momento culminante della festa; il configurarsi del cristianesimo agli occhi dei fedeli non sufficientemente istruiti soltanto come una “religione dei Santi”; la degenerazione della processione stessa per cui, da testimonianza di fede, essa diventa mero spettacolo o parata puramente folkloristica”. Perché la processione conservi il suo carattere di manifestazione di fede è necessario che i fedeli siano istruiti che essa è un segno della condizione della Chiesa, popolo di Dio in cammino che, con Cristo e dietro a Cristo si è messa in marcia per annunciare per le strade del mondo il Vangelo della salvezza. Marcia per le vie della città terrena verso la Gerusalemme celeste e i fedeli coinvolti nello stesso clima di preghiera, uniti nel canto, volti all’unica meta, si scoprono solidali gli uni con gli altri, impegnandosi insieme a concretizzare nel cammino della vita gli esempi del Santo che onorano in quella festa. Non manchi la proclamazione della Parola di Dio, valorizzando il canto e le preghiere, preferibilmente dei salmi. Utile è anche l’apporto di strumenti musicali.
I santi Felice e Fortunato sono i Patroni dell’intera diocesi di Chioggia: è bene quindi che in tutta la diocesi si annunci questa solennità invitando quanti possono a partecipare alla processione e alla santa messa che segue. Invocando l’intercessione e la benedizione dei santi patroni Felice e Fortunato auguro a tutti ‘Buona Festa’. + Adriano vescovo
da NUOVA SCINTILLA 23 del 9 giugno 2013